domenica 18 dicembre 2011

il fremito (cap7 pars2)

Al di là di ogni cosa, al di là di ogni parola compresa, c'è lui. Si agita con inespressività, come fosse inanimato e trascinato in moto da un deus ex machina.
Al di là di ogni idillio, di ogni canto, di ogni coro sacro, di ogni chiesa bruciata, al di là del chiasma ottico e al di là dell'amigdala è lui. Non credere in nulla di concreto ti fa sperare nel superiore celeste. Riflette la sua immagine con specchi pitagorici.
Al di là di ogni endorfina, di ogni analgesia, di ogni vergogna cristiana sopita, di ogni peccato originale, di ogni pomo della discordia, di ogni parassita sociale, di ogni Tersìte e di ogni paradosso è lui. Tagliategli le vene, buttatelo nel fiume, nascondetelo alla vista di chicchessia, fate che non si risvegli che tra mille eoni, che non riveda mai la luce o che sia esposto alle intemperie.
Bruciate
resistete alle sue proteste
perché è un mentitore
disinibito è il suo verbo
ingannevole il suo raziocinio
il male ogni suo respiro
egli professa la verità

lunedì 5 dicembre 2011

il fremito (cap7 pars1)

Abbiamo un'anima in corpo come calce sparsa a ricoprire file e file di cadaveri. Di terrori non spiegati, amori che imperversano tra le nostre vene ritagliandosi uno spazio di carne e coloranti acidi. La nostra capitale giace ai nostri piedi, frastorna con il suo fragore chi si trovi refrattario al dolore. Ne celebriamo le strade malconce le carcasse di mostri dell'era del futurismo gli assopiti e i risvegliati i comuni mortali deificati gli errori marchiani e gli orgasmi latrati al vento i prodotti di aborti invasivi impilati in marcescenti casse dalle modanature d'ottone lo zinco freddo il cielo cuprico le ore del giorno in cui si medita il suicidio. Dalla finestra scorgiamo venature di persone che attraversano strade senza macchine, che dirigono sguardi allibiti ai nostri volti mentre sogniamo di gettare olio bollente. Noi abbiamo il tempo di incarnare idoli di paradisi occidentali e distruggere ogni icona che ne tragga profitto. Dall'alto delle nostre pupille isocoriche isocicliche attraversano nubi dai contorni sfumati.
-G, trai ora le conclusioni che le tue orecchie vorrebbero udire, non ne avrai il tempo quando il buco bianco brucerà le nostre palpebre e le nostre labbra tramuteranno in carne secca a scoprire denti digrignati nello sforzo di reggere l'irrealtà.
-Io sono divinità, io sono patimento e forza d'animo. Non mi riconoscerete e verrò a voi in molteplici forme, teriantropici incubi senza volti o nomi.

martedì 29 novembre 2011

aghi (cap6 pars2)

Ai limiti del tuo personale orgoglio si macchia l'inutile scatola in cui nascondi i tuoi ricordi migliori. Perché è ridicolo confezionare poesie in versi e struggersi per chi muore. Io non riconosco l'ossigeno che respiro, continuerò a discutere e confutare e dubitare della vostra esistenza, perché si dubita si confuta e si discute ciò che si teme di affrontare a viso aperto. Noi non releghiamo i nostri pensieri alle parole, non non cediamo le immagini che vorticano nel limbo dei nostri pregressi impulsi nervosi per uno sguardo distorto di scherno. Noi infliggiamo torture al caso, noi non cerchiamo spiegazioni all'avvento. Le nostre dissoluzioni insinuano il sospetto, l'irrealtà e irregolarità dello spazio conscio, la consapevolezza del burrattino di fronte al pubblico svogliato, noi spargiamo benzina con sguardi anedonici governiamo la legge della maschera migliore noi cancelliamo ogni pensiero razionale noi perdiamo coscienze collettive trasformandole in insulti e verità.
La realtà è inapparente
la rabbia è il soggetto
la morte il teatro
la cenere il pathos
il fuoco la nuova vita contro cui insorgere
la maschera il timore
l'esanime l'attore

sabato 5 novembre 2011

Aghi (cap6 pars1)


vogliamo il grande male
che sfianchi il corpo
pieghi la mente
vogliamo il grande male
che ci spenga
la cura sia
l'idea di non sopravvivere
 



G perde il senno. Fora nei lobi delle bambole, si dondola autisticamente. E' la forma che le ho deciso, china il capo e non versa lacrime. Ha un vestito nero, le dita sporche di china e le unghie nere di carboncino. G ha ogni genere,  si sfrega i polsi con vernice rossa e disegna il corso delle vene con pennarello indelebile. Mi guarda sorridendo mentre gioca con i suoi aghi. Ce ne sono attorno alle sue gambe, alcuni sono piccole spille da balia, altri ferri da lana e cuoio, alcuni hanno la punta annerita. N cerca fili da burattino sopra la sua testa, mentre io accarezzo i miei.  E' seduto a gambe incrociate e disegna meccanicamente forme geometriche concentriche con le dita nella polvere. Io intreccio omini di alluminio, nascondo la testa in un cappuccio. Mi rannicchio. Ognuno di noi ha un essenza, che pulsa in un rivolo lungo le dita dei piedi, si raccoglie nella stanza macchiando un centrotavola ricamato. G mi ha fatto una collana con gli occhi delle bambole, troppo chiari per essere reali e puntare qualsiasi soggetto. Sostituisco i fori con ghiandole di alluminio. Affinchè possano capire meglio.

lunedì 3 ottobre 2011

Catasterismi (cap5 pars1)

Abbiamo tutti e tre avuto i nostri morti. Aleggiano nei pensieri e si mantengono aggrappati ad ogni pensiero, come fossero più vicini della realtà stessa. G mi dice che la fase REM e la musica applicata direttamente nel lobo temporale può aiutarmi, provocare visioni di incomune misticismo. Lo dice mentre con i denti si incide un orologio sul polso. N soffia in una bottiglia, gira gli occhi al cielo e si ferma. Dice di vedere astronauti morti attraversare il cielo come satelliti, gli occhi fissi e indecomposti verso di noi. Alcuni hanno la tuta tinta di rosso, alcuni di bianco, alcuni hanno le braccia aperte ad angelo, altri sono rannicchiati in posizione fetale. Feti. Partoriscono le loro immagini il nostro ribrezzo, non c'è vitalità nei fine settimana. Ghiaccio. Uno di loro fa scivolare una mano sul viso per pulirsi gli occhi dal ghiaccio, restano sempre aperti e privi di visione e profondità. Non possono morire, aleggiano sui nostri sguardi come bambole di porcellana, abiti di tutto punto, buoni voto a scuola, ti sembra di poterli muovere con le dita se ti sporgi un po' verso il cielo. Sembrano i gabbiani sulla stazione dei treni di notte. Stanno sospesi come legati, cavi e tubi escono dal loro ventre come cordone ombelicale, molti sono congelati nell'aggrapparsi, altri stringono i denti e fingono di ignorare l'accaduto. Nè morti nè vivi, li puoi immaginare i nostri astronauti in una notte senza brividi.

domenica 2 ottobre 2011

I want to find
your desolation
in my Iceland

giovedì 29 settembre 2011

l'essente (cap4 pars2)


Porto il marchio con orgoglio. Mi alzo, mi guardo intorno. La mia lobotomia produce versi, emozioni contrastanti, oppiati endogeni. In tv danno una televendita di farmaci an-estetizzanti & scarti organici ospedalieri. Nella stanza regna il silenzio. N porta la sua macchina la sua nuova creazione. Colleghiamo i nostri crani a una sfera di liquido rosso ribollente, comincia a ruotare tutto e il silenzio che cala è terrifico. Le nostre coscienze si uniscono e dissolvono in secondi o istanti, veleni scivolano dalle labbra e le palpebre divengono terra. Non c'è più un ora


o un qui mentre tutto ciò che facciamo è riscrivere le nostre parole in mille pagine fino a consumare le dita. Ora riscrivere le pagine ora le labbra e le palpebre si dissolvono e i nostri crani si uniscono. Farmaci an-estetizzanti ci consumano le dita e veleni uniscono le nostre coscienze. oppiati


endogeni ribollenti e la nostra nuova creazione.



Inibizione
 


Mi alzo, mi guardo intorno, produco versi.

giovedì 15 settembre 2011

l'essente (cap4 pars1)


le voci non sono nella mia testa
non sono le luci allucinosi
non mi aspetto di sopravvivere minuto dopo minuto
le voci nella mia testa non sono voci



G programma l'elettroshock per la mia postura abituale, si gratta il naso e mi guarda tremare. Dai suoi occhi non traspare benevolenza per chi è rimasto, ma forse ha l'ovvio buongusto di tacere delle insidie altrui.
C'è fumo nella stanza, le tapparelle sono abbassate ma i raggi filtrano ugualmente. Ho un camice da sala operatoria, G veste di nero, la maschera del medico della peste emana vapori freddi di fiori secchi. Tremo sotto la scossa, ma G incide con un dito la mia fronte, che diventa burro, infila un dito fino in fondo e mi guarda con occhi imperturbabili mentre grido senza dolore. Gira un po' nella mia testa, il dito ne esce indenne e pulito. Mi sento soffocare, apre la finestra. Il tempo cambia, ora la pioggia è fredda ed entra dai buchi delle serrande, mi arriva sulle mani che toccano per terra. Ma G si è già stancato di questo gioco, chiude gli occhi.



medico_della_peste

martedì 13 settembre 2011

Nothing Special

Evil shines in her eyes


Like fire it roars through her mind

venerdì 9 settembre 2011

to repel ghosts (cap3 pars3)

Poi d'improvviso scompare il giorno
il colore
gli odori diventano freddi e
fremono
gli umori si avvolgono attorno
a noi
è
apocalisse
noi tre non fuggiamo
non ci nascondiamo
perché attendiamo da tremila eoni
la fine di ogni essere pensante

nei nostri sogni il cielo si nasconde
l'acqua si fa nera e invade la terra


i timori divengono stasi eclettica



ci guardiamo attorno
ma
solo furore
veniamo colpiti al cuore
alle spalle
medulla oblongata



ma siamo ancora vivi



ci riteniamo costretti a continuare
ma era tutto un falso risveglio
e non crediamo  più alla morte



Noi tre non conosciamo vendetta e bugia, rancore e vergogna. Terminano i nostri giorni attorno al fuoco
le nostre danze si spengono contro uno spasmo muscolare nervoso. Tronchiamo i nostri rapporti con il mondo perché ogni parola l'unicità
dell'insieme
da i brividi
Non crediamo più alla comunicazione reale e oggettiva
perchè
al di fuori del cerchio matematico tracciato ogni sillaba
ogni
fonema
è paradosso
parole per noi hanno solo un significato
tagliarsi le palpebre con rasoi
per costringersi a guardare ancora
e ancora
per sforzarsi di accettare che ogni apocalisse ha un fine e una fine e un mite consiglio
non ne siamo in grado
vogliamo caos ordinato
sensazionalismi
rivoluzione armata
Țepeș
perché il nuovo nostro orgoglio non accetta l'arrendersi eppure ne è piegato, non sopporta la morte eppure ne è schiava, non comprende l'amore eppure ne è sofferente, non provoca il dolore ne è causa. Perché la nostra sensazione è chimica, la nostra pulsione elettrica, la nostra pietà antagonizza il pubblico rammarico, agonizza nel pubblico ludibrio. Scendiamo dal trono e posiamo sguardi rapiti
sulle colpe
noi eresiarchi
noi esegeti dei moderni archetipi
noi empi meschini impuri arcangeli

giovedì 8 settembre 2011

to repel ghosts (cap3 pars2)

C'è stato quel giorno nella memoria di un vivente inerme, in cui trinità era diseguale e cacofonica. Distribuivamo volantini sul corso, bianco su nero la storia delle nostre nefandezze. G portava un cappello a tesa larga e un abito scuro. N jeans sporchi e una maglietta degli youth. Passeggiavamo per la strada rompendo il cazzo alle vecchie facendoci dare sigarette, parlavamo di vegan e pornografia. Quel giorno ci sedemmo sugli scalini di una chiesa a umiliare i passanti, a intimorire i fedeli. Non la passammo sempre liscia.

"
Immaginateci in un super8
Immaginami come un vhs del 1993, con il sonoro distorto l'effetto neve la pubblicità i colori non fedeli al reale
La pellicola scaduta una pinhole
                                                           una polaroid
                                                                                  Un lampione soft focus
Il fumo in metropolitana
                                           quando la galleria finisce
                                                                                        i colori sbiaditi delle pareti
Le pareti nere di una stanza
                                                  la pittura grattata via
                                                                                      le unghie sporche
La mia chitarra nel mio letto
                                                  i poster che si staccano
                                                                                             trascinando un po' di parete
                                                  un po' di luce che se ne va
Non chiudere occhio la notte
"
benvenuto in annexia

to repel ghosts (cap3 pars1)

Sono in grado di attraversare il tempo e lo spazio e tornare indietro.
G e N dicono che  prenderanno appunti con matite bruciate, su scatole da scarpe bianche e nere. Avranno tratti in comune, bruceranno tutto e ne nascerà un violento desiderio di sopravvivere.
Ricordo corsi d'acqua gelida in montagna, nidi di uccelli nel legno delle scale esterne, campi di margherite e notte presto, veleni urticanti di pregevole fattura. Disprezzare i 3 giorni è impossibile.
Ricordo anche ogni particolare. Il campo di mais che ci separava dalla ferrovia, le mattine gelide d'inverno, il ghiaccio sulla macchina, il fango freddo e duro del cortile, e l'erba tagliente come carta. I vetri appannati e il cibo freddo e pessimo. Il profumo della merenda, la piccola biblioteca, l'alta tensione. Aspettare la campanella aprendo il ripostiglio, di nascosto in palestra, dove ogni cosa puzzava di gommapiuma  e polvere.
Ricordo il piccolo giardino con gli alberi, la vecchia che insegnava al bambino a dire "comandi!", torturare formicai, giocare fino al crepuscolo, i videogiochi, non attraversare la strada, la paura di allontanarsi di casa, la festa, le lucciole nel giardino della casa disabitata, i gatti nella casa disabitata, uccidere insetti, girare film.
Ricordo quando si allagavano le cantine, il fango grigio e il fetore, la lucertola che uccisi, la lucertola che si uccise, i vermi che ribollivano nel suo stomaco [G mi ferma, vuole sentire]. Aveva la pancia squarciata dalla rete, in breve tempo cominciarono a mangiarla i vermi, l'odore era violento. Un'altra ne uccisi con un sasso, vomitava sangue.
Piansi.
Un giorno mi disse che aveva scoperto che infilando un ago in un fuoco d'artificio il rumore era più forte. Mi dissero di non andare più avanti nella strada, la vecchia era una strega. Le perline erano i nostri segreti.
[N guarda fuori piove]
Mi ricordo della vista dal sesto piano. La fabbrica abbandonata non andavo mai io ero troppo piccolo. L'albero bruciato e il campo di soia, platani a distanza siderale. Dal piano di sopra entrò vento troppo forte dal piano di sotto la pioggia entrò dalla finestra l'odore di aceto nella cucina la pasta di sale
fantasmi
bucare il tavolo con gli stuzzicadenti il sottoscala
guardare il cortile dall'ultimo piano le ombre così piccole


fantasmi da scacciare

martedì 6 settembre 2011

Collaboriamo all'entropia
Noi secerniamo le nostre dipendenze
ciascuno uno spettro diverso di colori

lunedì 5 settembre 2011

Collision

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=MR9o6FBUhFY&w=420&h=345]

sabato 3 settembre 2011

Paprika: Sognando un Sogno

giuro
vedo
ali nere davanti alla mia finestra
le ombre muoversi al vento

martedì 30 agosto 2011

Héautontimorouménos (cap2 pars2)


La tourmente
Je ne crois pas aux beaux voyages



Giuda apre gli occhi, respira forte



La tourmente
Je ne crois pas aux beaux voyages



 



Sarebbe bello salire in alto a questo sicomoro



N percorre cerchi attorno al suo rumore bianco, cambia intonazione della voce ogni pi greco. La luce cambia colore per ogni ottava, scuote i capelli beve un sorso dal bicchiere che ha in mano. Lo osservo cadere a terra esanime.


 



DEADPAN


Riprende coscienza dopo pochi minuti, ha gli occhi spenti, i denti macchiati di rosso, farfuglia. Apro il pacchetto di sigarette, passo le dita tra i filtri, senza contare veramente, Caldo in volto, il fumo scivola tra i denti, bruciano gli occhi. Nessun collegamento interno, schermo neve, voci attraversano fori precedentemente creati nell'aria della stanza per raggiungerci, nel caso ci fossimo persi. Si solleva sulle braccia, ha una mano poggiata sul pavimento con l'altra schiva l'aria, la spinge in avanti (sento la sedia vibrare) e sento il profumo che teme di avvertire attorno a sè (tiro un sospiro) trema il suo braccio alla ricerca del bicchiere. Ci guardiamo. Deadpan. Il vinile è finito, sento ancora gli echi di scricchiolii, nessuno ha intenzione di terminare quel suono, degno compimento.
"Io non amo" dice guardandosi le dita, "non credo nell'amore, credo alla distanza tra i palmi della mia mano quando allargo le braccia, non devo motivare la mia esistenza se riesco ancora a respirare.". Lo guardo, noto gli angoli dei suoi occhi rivolti verso il basso, quasi dispiaciuto che il distillato di dio non gli abbia pervaso le vene fino a farle scoppiare. "Non mi volterò" gli dico "se speri di nascondere che piangi senza volerlo". Non piange invece, si alza, raggiunge il divano nella luce che filtra dalle serrande abbassate. Cambia canale, ma ho staccato l'antenna e tutto quello che può vedere da una nuova luce alla stanza. Ma non spegne. Lascia cadere le braccia, sussulta, tira un respiro come quando si vuole fare un lungo discorso. Sorride. Non dice nulla. Accende la tv. Guardo la trasparenza delle mie dita, noto quanto sia più tangibile il fumo a volte, quanto più tangibile il rumore della puntina. "Conoscevo un tale una volta" dico fissando lo sguardo sulla sigaretta "che pregava a modo suo. Diceva di aver vissuto due volte, e di non essere in vena di morire più. Un giorno mi dimenticai di questo tale, quando tornò mi accorsi di averlo ucciso. Tutti potevano vederlo, tutti lo adoravano come un ermafrodito nel tempio, ma avevo ucciso in lui il timore, la volontà di pensiero".
Disse N


Ho fallito
che le tue parole siano
eternamente
il mio esilio
perché i nervi si tendono
i muscoli non reggono il tremore
gli occhi non sorreggono alcun timore
e il mio fallimento
mi lascia inerme alle tue grazie
uccidimi e nutri
le mie spoglie

lunedì 29 agosto 2011

Killing Joke - $0.36

Crime of flesh control is joyless


So dead

Héautontimorouménos (cap2 pars1)

N ha deciso per un nuovo gioco. Prepara soluzioni ignote a modico prezzo. Lo guardo: nella foga mi ritrovo a grattarmi una spalla ipnoticamente, mentre le nocche mi fanno male per quanto le mie dita si contraggono. Tra gli alambicchi dell'alchimista soffiano profumi di mercuri e ossidi, essenze di papaveri autoctoni e distillati non comuni. Rigiro tra le dita una sigaretta, N ha lo sguardo posato su un bicchiere di carta tinto di rosso.

-Voglio distillare Dio. La fede è instabile alle nostre temperature corporee, ma se riuscissimo a ingurgitare tutto prima che riscaldi troppo potremmo finalmente sentire.
-Non voglio sentire. Non voglio un dio a dimorare nelle mie ossa, se non riuscissi più a liberarmene come potrei pensare alla sua malevolenza, senza scatenare immani sofferenze?
-Non voglio ascoltarti. Ti do la vera scelta, il vero libero arbitrio, vedere con gli occhi di chi muore infine, vedere con occhi che tentennano e si ostinano alla luce senza ardere. Come rifiuti il mio splendore?
-Temo di sapere. Sapere non ci ha aiutato. Ci siamo spinti in là, scavando sempre più a fondo. La terra si apre agevolmente sotto le nostre unghie, che sanguinano nello sforzo, ma si richiude come un ghibli nascondendoci sempre più agli sguardi degli esploratori inesperti. Siamo sempre più rovine del mondo sommerse. E se infine dovessimo trovarci persi? Non è forse quello che il mondo chiama pazzia l'incapacità di comunicare?
-Impareremo nuove lingue per noi, nuove forme di grammatica, di poesia. Nuovi tratti si affronteranno sui nostri fogli, nuovi substrati nuovi colori. Avremo mille icone dorate dei nostri santi, nuovi strumenti e nuovi scalpelli.
-E nuove isole, nuovi rami più alti da cui saltando atterreremo più duramente sul terreno. Ne moriremo.



N spinge i suoi rami nel fango
le sue radici graffiano i nostri soffitti

sabato 27 agosto 2011

apothanein thelo (destrudo) cap1 pars2


Destrudo
le vostre convinzioni tremano
sulle mie ginocchia



hall of mirrors



G mi dice di andare a casa sua, vuole che i suoi sogni siano interpretati correttamente. Nel tragitto streghe metropolitane mormorano riti in lingue assire, ad ogni isolato le parole si levano più acute, accompagnando un eco frammentario. G dice che crede alla stregoneria caotica, simbolismi contemporeanei in hoodoo-voodoo. Soffermo il mio sguardo sulla sua stanza, un san sebastiano perde sangue dal muro, libri francesi sull'occulto prendono polvere sul comodino, mentre una copia di Naked Lunch perde umori sul pavimento. G non crede nell'autocensura. Sogna di rapine a mano armata negli anni '30 a New York, fughe in città popolari labirintiche, di case cemento e metallo bianco, tutte vuote, e grattacieli a dominare l'aria, il bivio sulla strada per Caorle e il cielo squarciato da lance di sole. G appare violento e smodato nelle descrizioni, gesticola di aria e terra e colori rossastri e veleni purpurei, colpi di pistola che trapassano le finestre senza infrangere i vetri, lame affilate come rasoi trasformarsi improvvisamente in polvere di ossidi ferrosi, malviventi dai volti scoperti e le loro armi impalpabili. 



coprirsi gli occhi
prima che il buio
che aleggia nei corridoi
falso risveglio
in vesti stringenti
soffocare



Guardarsi con fare sospettoso, nessuno crede sia stato il vento o l'ossigeno rarefatto o il petricore. G dice che non crede più alle storie di spiriti, che quand'era piccolo ha visto in sogno i morti parlare da feretri chiusi, come in Dite.
-Quanto credi che duri il tunnel luminoso?
-Abbastanza per sentire l'orgasmo più imponente della nostra vita e credere di essere al paradiso. Così conviene essere credenti, semmai dovessi morire preferirei sentire il calore divino che il vuoto sotto i piedi. Pascal ha vinto la sua scommessa infine.
 



imbrunire
i giochi terminano



G dice che è tempo del ritorno, dormire, rigirarsi nel letto, involuzione. L'ora dopo sono nel mio letto. Sentirsi bussare nella testa, alla finestra, alla porta, nei muri, le sedie stridono intorno eppure nessuno si muove, come imbambolati in sculture di cera. A mezzanotte tutti si muovono.

apothanein thelo (destrudo) (cap1 pars1)


conoscere
al rallentatore
persone scomparse

ridurre secoli
in polvere
arrivare troppo tardi



dovrei farlo?
è quello che lui si aspetta da me?
è quello che loro vogliono?
Come cedere alle lusinghe di un'esistenza priva di alcuna ... ?
... sperimentare l'assenza totale del pensiero, la stasi la catarsi la volgarità inespressiva del corpo in ...
Siamo esserei materiali perché alla luce del giorno le nostre dita si stagliano come ombre contro la nostra coscienza e riflettono ...
... la gola segnata per il ...
Consumare forse le proprie pretestuose illusioni in ... e vicendevoli sarcastiche pacche sulla spalla con ...
Mettere al mondo dei figli per osservarli poi godere dei privilegi dell'infinita malevolenza terrena del volgo, per ... e seppellirli esanimi nella terra fradicia di ...
Osserva le tue dita piegarsi, si contraggono scattanti con fare ossessivo, sento scivolare ...
... incapacità di alterare lo spazio attorno a sè, adattandosi alle convenzioni della socialità, che appare ... Sera Sul Viale Karl Johan
... ... arrivare in ritardo ... frammenti di una vita in cui ... sperimentare l'attimo istantaneo del piacere sublime di non esistere, dissoluzione dell'ego, destrudo. Gli stupri perpetrati dalla propria anima alla propria coscienza, e viceversa, rimangono impressi negli occhi di una persona come uno strato (layer) di profondità.

Era l'una e quaranta di un mese estivo quando mi resi conto, più o meno, che l'anima esiste. Perché non senza disgusto la nostra mente arride al nostro corpo, lo frustra con pietosa iniquità perché possa restare inerme di fronte al dominio della mente. Allo stesso modo il corpo tenta di mortificare la mente, con i propri stimoli; giungono come lamina di plexiglass, infrangibile eppur vitreo, incorporeo irrespirabile eppur definito; incidono la propria dose di viltà nel sistema limbico, mentre l'anima scalcia come chi soffoca. Come può la materia schernire se stessa? Come può esservi dicotomia empedoclea se non altro dono è fatto alla carne che la materia.



 




 Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis
vidi in ampulla pendere, et cum illi pueri dicerent:
Σίβυλλα τί θέλεις; respondebat illa: ἀποθανεῖν θέλω.




L'espressività dei volti marmorei che circondano la mia stanza è paradisiaca
eppure come si fa ad abbandonare il mondo terreno affidandosi all'intuizione
 



se il tuo timore è vitale

spargo benzina sulle mani nude
come Nestore prima del sacrificio
veleno si sparge ai miei piedi
e ne nascono volute di colore

se il tuo tumore è vitale
 



Alter ego, o alter ego potente, fa che stanotte venga privato dell'ossigeno, così che tu possa respirare infine
 



אמת
 


Non temere di aprire gli occhi. Che il mondo sia maledetto in tutte le lingue in cui fu tradotto il Necronomicon. Afferrare la terra con le mani e sentirsi eviscerare l'anima da


terribili soprusi accaduti in giorni di festa


Non temere di aprire gli occhi. Che io sia maledetto in tutti i rami dell'albero della vita, che possa venir impiccato all'albero della tuja e tu possa vedermi dal più alto sicomoro se io mai ebbi intenzione di ferire qualcuno, e invece non mi trovai mio malgrado a rimpiangere azioni presenti passate future.

Era il 1995 quando aspettavo il mio amico all'asilo, quando fuori pioveva e potevo vedere un drago dondolarsi dalla punta piegata di un abete. L'odore dei fiori di magnolia, la loro consistenza mi rimane tra le dita quando ho la febbre e quando i pensieri sono più forti di me, quando la mia anima stride contro i miei denti, e a trattenerla mi fa male lo stomaco. Era il 2011 quando ho capito che mietere anime è il passatempo di parche oramai ben liete di accompagnarsi a ... Era ancora il 1995 quando la sabbia era bagnata, l'odore dei fiori e dei funghi aprivano un sole proteso a scalfire con i raggi il gelo della mattina. E il profumo di mia madre. E gli occhiali di mio padre. E i capelli di mia sorella.
 


trattenersi
dal morire
è
l'unica
scelta
davvero difficile
da compiere
nella vita
 


 מת

venerdì 26 agosto 2011

Skywave - Over and Over

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Ww1IghJxyt4&w=420&h=345]

giovedì 25 agosto 2011

riporterò in vita
onironauti dispersi
al mio letto di morte

martedì 23 agosto 2011

Smashing Pumpkins - Tear

The lights came on fast
Lost in motorcrash


Gone in a flash unreal
But you knew all along
You laugh the light
I sing the songs
To watch you numb


I saw you there
You were on your way
You held the rain
And for the first time, heaven seemed insane
'Cause heaven is to blame
For taking you away


And do you know the way that I can
Do you know the way that I can't lose?
And do you know the things that I can
Do you know the things that I can do?


Where is your heart?
Where is your heart gone to?
Tear me apart
Tear me apart from you


You laugh the light
I cry the wound
In gray afternoons


I saw you there
You were on your way
You held the rain
And for the first time, heaven seemed insane
For taking you away
'Cause heaven is to blame
For taking you away


The lights came to pass
Dead opera motorcrash
Gone in a flash unreal
In nitrous overcast


And do you know the way that I can
Do you know the way that I can't lose?
And do you know the things that I can
Do you know the things that I can't lose?


Tear me apart
Tear me apart from you
Where is your heart?
Where is your heart run to?

lunedì 22 agosto 2011

Balance

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=xA2UAAYztsU&w=420&h=345]

Cut Me Don't Deny

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=k5T52y6hbbw&w=420&h=345]

domenica 21 agosto 2011

il sole si squarcia
tremano i fianchi nell'udir l'assalto al cuore
fremete e scansatevi
il volo è breve dalla testa ai piedi
ma sfianca le anime poco avvezze
a credere in comuni divinità insensibili


cresci
nell'immane fervore della mia violenza
il suo sangue diventa zolfo
caoti stremati
riducono l'esistenza
a chiaro orgoglio
e
il tempo che passa
uccide ogni ricordo


a

giovedì 11 agosto 2011

con buone lodi
critici asma e veleni per topi
camere di zenzero

domenica 7 agosto 2011

I'm on a plane

sono figlio di dio
profeta della nuova rivoluzione,
prostrato da sorgenti segrete
e deità progeroidi.
consumato da ignoti
rimedi digitalici
e
crotalici essudati.
Cresce nel cuore
spegne i fiati
e divora
freme nelle fauci
come preda
assopisce in rivoli di luce
urlando la propria esistenza.


A Phineas
Al vecchio Bull Lee

giovedì 14 luglio 2011

abbiamo ancora il nostro istinto
giuro che abbiamo ancora ragione di esistere
di aspettare per nuove stagioni
di rarefarci lentamente e perdere identità


non ho mai dimostrato prima d'ora
di avere un'anima in vita


cambia i giochi, non regge il confronto
trovarsi distesi e immobili nel sonno
che infilare un dito nel cranio di un'ombra
spargere polveri su bambini
nel rogo della scuola
farsi sputare addosso sangue
da cani rabbiosi
e demoni dalle profonde radici
non c'è posto rapido e sicuro nel respiro
colti da follie incurabili
da spasmi e brividi


exitus

sabato 9 aprile 2011

voglio morire prima che tutto cambi
non voglio che equilibrio
voglio giornate di sole che volgono al termine
voglio frasi conosciute e smaltite
voglio sigarette proibite
voglio morire prima che cambi qualcos'altro

giovedì 24 marzo 2011

stanotte sto uccidendo
e perpetrando violenze
stanotte sto in silenzio
e guardo appassire le vite
stanotte non potete fermarmi
vi avrò tutti nei miei incubi
attraverserò da parte a parte
i vostri occhi con i miei
vi ruberò il tatto e il gusto
stanotte non potrete respirare
perché le vostre colpe non sono le mie
e non voglio pagarne più il prezzo

giovedì 24 febbraio 2011

allucinazioni ipnagogiche si moltiplicano nei miei occhi
qualcuno bussa alla mia finestra alla mia porta ai miei muri
urla mi svegliano nel sonno, le tre
qualcuno bussa alla mia porta paralisi ipnagogica
dormo
pianto un coltello nella fronte della mia immagine riflessa
taglia come burro non squarcia non sanguina
veglia
mi alzo mi lavo mi vesto esco sono in ritardo
disturbo di frequenza
qualcosa non va
mi sveglio nel mio letto da solo
la sveglia non suona
non mi alzo
dormo
sera bevo alcolici senza nomi da un barista così affabile
mi sveglio
undici antemeridiane
nulla accade più veramente non esiste veglia non esiste sogno

venerdì 4 febbraio 2011

sono il nuovo braccio armato
il refugium peccatorum
mirate alla testa o non abbatterete il mio ego
mirate al cuore o non mi impedirete di sopravvivere


sono il male senza vita
il seme senza vita
spegnete le fiamme tra le mie dita o vi perseguiterò
spegnete i respiri del mio corpo o sarò
immagine riflessa
del vostro volto spaurito
del vostro tono monocorde

domenica 9 gennaio 2011

crepa pregando
il regno delle nuove sventure
giunge ai nostri piedi bagnati
camminare scalzi in pellegrinaggio
al filo spinato
saranno scoperti infine i sotterfugi
e nessuna censura applicata ai vostri pensieri
dovrete crescere e raccontarvi i segreti più reconditi
perché nessun dolore sia ammesso
temerete i nostri sguardi.