lunedì 3 ottobre 2011

Catasterismi (cap5 pars1)

Abbiamo tutti e tre avuto i nostri morti. Aleggiano nei pensieri e si mantengono aggrappati ad ogni pensiero, come fossero più vicini della realtà stessa. G mi dice che la fase REM e la musica applicata direttamente nel lobo temporale può aiutarmi, provocare visioni di incomune misticismo. Lo dice mentre con i denti si incide un orologio sul polso. N soffia in una bottiglia, gira gli occhi al cielo e si ferma. Dice di vedere astronauti morti attraversare il cielo come satelliti, gli occhi fissi e indecomposti verso di noi. Alcuni hanno la tuta tinta di rosso, alcuni di bianco, alcuni hanno le braccia aperte ad angelo, altri sono rannicchiati in posizione fetale. Feti. Partoriscono le loro immagini il nostro ribrezzo, non c'è vitalità nei fine settimana. Ghiaccio. Uno di loro fa scivolare una mano sul viso per pulirsi gli occhi dal ghiaccio, restano sempre aperti e privi di visione e profondità. Non possono morire, aleggiano sui nostri sguardi come bambole di porcellana, abiti di tutto punto, buoni voto a scuola, ti sembra di poterli muovere con le dita se ti sporgi un po' verso il cielo. Sembrano i gabbiani sulla stazione dei treni di notte. Stanno sospesi come legati, cavi e tubi escono dal loro ventre come cordone ombelicale, molti sono congelati nell'aggrapparsi, altri stringono i denti e fingono di ignorare l'accaduto. Nè morti nè vivi, li puoi immaginare i nostri astronauti in una notte senza brividi.

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