Victor abbassa lo sguardo, si avvede della sigaretta che rotola ai suoi piedi. La raccoglie, mentre mi osserva passa la fiamma di un cerino sotto il filtro, agitandolo un po' e facendo scivolare tra le dita il filtro, poi la prende, la infila tra le labbra ancora calda. Mi squadra, mi dice che sono bravo a sfuggire, ma che faccio apposta a farmi prendere, in un modo o nell'altro. Non posso negarlo, gli rispondo. Victor mi somiglia. Mi racconta di quando giocava a nascondino attorno alla sua scuola, dei corridoi allagati, dei posti in cui non batteva mai il sole. Mi passa la sigaretta mentre fissiamo la gente passare. Che ora di merda.