Ai limiti del tuo personale orgoglio si macchia l'inutile scatola in cui nascondi i tuoi ricordi migliori. Perché è ridicolo confezionare poesie in versi e struggersi per chi muore. Io non riconosco l'ossigeno che respiro, continuerò a discutere e confutare e dubitare della vostra esistenza, perché si dubita si confuta e si discute ciò che si teme di affrontare a viso aperto. Noi non releghiamo i nostri pensieri alle parole, non non cediamo le immagini che vorticano nel limbo dei nostri pregressi impulsi nervosi per uno sguardo distorto di scherno. Noi infliggiamo torture al caso, noi non cerchiamo spiegazioni all'avvento. Le nostre dissoluzioni insinuano il sospetto, l'irrealtà e irregolarità dello spazio conscio, la consapevolezza del burrattino di fronte al pubblico svogliato, noi spargiamo benzina con sguardi anedonici governiamo la legge della maschera migliore noi cancelliamo ogni pensiero razionale noi perdiamo coscienze collettive trasformandole in insulti e verità.
La realtà è inapparente
la rabbia è il soggetto
la morte il teatro
la cenere il pathos
il fuoco la nuova vita contro cui insorgere
la maschera il timore
l'esanime l'attore
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