sabato 30 dicembre 2006

Beth Orton - Precious Maybe


Sometimes I get to thinkin', baby, when I'm all alone
I could maybe make it on my own
The more, oh, you set me free
The more attractive you seem to be

And my baby
My precious baby
You're my maybe
My only maybe

Sometimes I get to thinkin' when we're on the
telephone
Are you really on your own
So more that you set me free
The more deceptive it gets to be

And my baby
My only maybe
You're my baby
My precious maybe

Sometimes I get a feelin' in every part of me
Nothin' is what it seems to be
The more, oh, you set me free
The more addicted I get to be

You're my baby
My only maybe
You're my baby
My precious maybe
Ooh, my baby
Ooh, my baby
My precious baby...

Egregie Banalità

Chi si rammenta del qualunquismo forzato? Della beneficenza controvoglia? Della fatica di passare da una macchina da scrivere a un computer? Della bellezza dei vinili? Dell'inutilità delle feste comandate? Della tristezza di fondo della musica, perché la vera musica può esprimere solo tristezza, la tristezza e lo sconforto di non essere come si vuole, perché a musica in realtà è come vorremmo essere. Chi si ricorda dei visi che ci circondavano quando eravamo bambini? E dei nostri obliati trastulli (leggi giocattoli infantili)? E delle urla di un concerto, il nostro primo concerto? E chi ha dimenticato la prima volta che ci siamo messi la matità sugli occhi, che abbiamo creduto di essere alternativi?



Chi sopporta la durezza, la pragmaticità del terreno a cui siamo giunti? Chi sopporta il dover guardare ancora più in basso? Perché dobbiamo sempre aspettarci il peggio? Chi non ha voglia di abbandonare il corpo per trovare la nostra isola? Isolati siamo noi. Nudi e crudi di fronte alla realtà.


Egregie Banalità, mi riconduco a voi, infine.


Maelifell

giovedì 28 dicembre 2006

My Funny Valentine

My Funny Valentine
Sweet Comic Valentine
You Make Me Smile With My Heart
Your Looks Are Laughable,
Unphotographable
Yet You're My Favorite Work Of Art
Is Your Figure Less Than Greek
Is Your Mouth A Little Weak
When You Open It To Speak
Are You Smart
But Don't Change Your Hair For Me
Not If You Care For Me
Stay Little Valentine Stay
Each Day Is Valentine's Day


Words and Music by R. Rodgers and L. Hart
Sung and played by Chet Baker

Chet Baker


venerdì 22 dicembre 2006

Feste di Natale

Feste di Natale, feste del cazzo, quando persino i tuoi genitori, separati, che sono andati d'amore e d'accordo per due o tre anni, ritornano a litigare.

franz1789

mercoledì 20 dicembre 2006

The Mercy Seat

And the mercy seat is waiting
And I think my head is burning
And in a way I'm yearning
To be done with all this measuring of truth.
An eye for an eye
And a truth for a truth
And anyway I told the truth
But I'm afraid I told a lie.
Nick Cave

Frammenti

come colui il quale si porta in tasca il frutto dei suoi peccati, pavoneggiandosi per averne commesso uno tanto inebriante quanto perverso

martedì 19 dicembre 2006

My Love

E poi c'era un giorno in cui le persone si accorgevano l'una dell'altra, e si giravano guardandosi come stupite di non essere sole come credevano. Questi esseri, labili e volubili come volute di fumo di una sigaretta francese, fragili come bolle di cristallo, amabili e sensibili come soffio di brezza che accarezza il viso senza scombinare capelli, questi esseri, vivevano a distanza l'uno dall'altro, se non per qualche strano segno del destino. Erano destinati a soffrire sempre, tra quelli di loro che erano felici, pochi se ne contavano quelli veramente felici. Spesso conoscevano altri esseri, che infettano il mondo come zizzania, come erba amara, come erba cattiva che strappa le radici dei fiori. Spesso questi esseri venivano a contatto con la cattività e la cattiveria, e allora dovevano o fuggire o soccombere. Ma spesso, sappiamo che poche sono le cose fragili che hanno la capacità di opporsi al soffio del vento, e alla corrente del mare, e così finivano per essere calpestati, derisi, illusi e uccisi, soffocati, breve vita e termine ultimo del loro respiro.



Ma c'erano giorni in cui, capitati tra loro stessi, si riconoscevano e si invocavano, cercando di rimanere legati ai loro comuni appigli, per rimanere uniti, per non essere distrutti e devastati. Spesso dovevano sforzarsi e sopportare soprusi enormi per poter aggrapparsi l'un l'altro, ma una volta successo, non potevano poi fare a meno l'uno dell'altro.



"Voce soave, e creatività. Sopportami, e rimani appigliata a me. Come scorrere le mie dita su altra superficie che non sia la tua pelle liscia, io soffrirò in eterno senza il tuo viso, senza il tuo amore, senza le tue labbra. Senza il tuo profumo, a cui mi appiglio ogni notte, a cui dono la mia anima"

The Way Young Lovers Do - Van Morrison

We strolled through fields all wet with rain
And back along the lane again
There in the sunshine
In the sweet summertime
The way that young lovers do

I kissed you on the lips once more
And we said goodbye just adoring the nighttime
Yeah, thats the right time
To feel the way that young lovers do

Then we sat on our own star and dreamed of the way that we were
And the way that we were meant to be
Then we sat on our own star and dreamed of the way that I was for you
And you were for me
And then we danced the night away
And turned to each other, say, i love you, I love you
The way that young lovers do

Do, do, do, do...

Then we sat on our star and dreamed of the way that we were and the way
That we wanted to be
Then we sat on our own star and dreamed of the way that I was for you
And you were for me
I went on to dance the night away
And turned to each other, say, i love you, baby, I love you
The way that young lovers do, lovers do, lovers do

Do, do, do, do....
La Belle Dame Sans Merci

domenica 17 dicembre 2006

Death of Poet Walter Rheiner

Poi fu la volta di quell'uomo che solitamente usava andare in bicicletta per le strade interrate e dimenticate da Dio di quel paesino. Lo ritrovarono impiccato con una sua stessa cravatta di seta, appeso alla finestra di casa sua, con un quadernetto bianco vicino al suo corpo, come fosse una storia ancora da scriversi. Ironia della sorte, dissero, proprio lui che si era sempre rifiutato di imparare a leggere e scrivere, poichè credeva che le parole avrebbero confessato al mondo i suoi crimini. Sapeva lui che quando si comincia a scrivere, fermarsi è inutile oltre che impossibile. Lo ritrovarono rannicchiato con un cappio al collo, il poveretto, e con un quadernetto ancora bianco. Nessuno si prese la briga di leggerlo. In realtà le lettere c'erano, inchiostro bianco come l'anima del morto. Non sapeva che le lettere andavano sempre scritte in bianco, e nessuno glielo spiegò. Così la gente finalmente si liberò di quel libello, quasi gettandoselo per scherno e derisione l'uno contro l'altro. Ma come ognuno di quelli lo prendeva in mano, poteva sentire qualcosa aleggiare sulla carta bianca come le piume di un albatros. E nessuno riusciva a tenere lo sguardo sulle righe immacolate per un lasso di tempo tale da potervi discernere alcunchè, senza poi farsi percorrere da un brivido di terrore. Spaventa più ciò che non è scritto di ciò che è da scriversi. Nessuno riusciva a rendersi conto delle lettere puntellate con grande sforzo da un morente, tutti quelli che potevano reggere in mano il libretto, si sentivano semplicemente come nudi in una bufera. Le parole che non erano scritte, o forse erano scritte in bianco, erano forti come la roccia, tagliavano l'orgoglio delle persone che in vita lo avevano ritenuto un pazzo, quelle lettere erano la sua totale vittoria. Ogni cosa faceva parte del suo piano. Come non poter piangere di fronte a simili confessioni dell'anima, infine l'aveva capito, e infine le aveva scritte in bianco, come fossero lettere da scorgere solo da chi non avesse avuto altra volontà che comprendere. Comprendere quanto sia difficile esistere in una simile comunità, che dopo aver fatto della diversità una bandiera, e sventolandola alta, non comprende cosa sia il diverso, non comprende davvero quale sia la diversità tra vittimismo e sofferenza, non comprende cosa voglia dire noia. Tanto sensibile e aberrante il nostro dono a Dio, la società, quanto alienante e stremante farne parte, se si è un po' diversi dal nero delle lettere.

Conrad Felixmuller - Death of Poet Walter Rheiner

Gone - Idaho

you see it all
see it all again
I could not feel
I never thought
you try to swim
without a cause

holding back
straight ahead
gone astray
homeward bound
you face the ground

already gone
you try to go
you try to stay

I'll talk you down
I'll talk you down
you break away
without a sound
you break her heart

who says its fair

couldn't find your way
couldn't find my way
couldn't find the way
find a way

breaking a heart

holding back
straight ahead
gone astray
homeward bound
you face the ground
already gone

venerdì 15 dicembre 2006

Just remember that death is not the end

Non è che forse siamo giunti alla nostra fine? Ammetto che mi dispiace veramente tanto, sapere che per cinque anni ho sognato con voi, per poi cadere con voi, e poi infine dividermi da voi. Non sarà forse che siamo il cancro che tanto temiamo? non sarà che alla fine siamo noi che ci siamo stancati di essere noi stessi in questo gruppo? Chissà se un giorno leggerete...

WHY'S IT HAVE TO BE THIS WAY?

Dead End Sky

giovedì 14 dicembre 2006

Le Parole

Si corresse, non era esatto. Non era forse quel modo estatico di fissare gli oggetti, il frutto dello sciabordare dei suoi sensi muti nel suo corpo? non era forse che il divenire parte di quell'insieme meraviglioso, lo rendeva talmente estraneo al fatto di essere vivo, che si avvicinava sempre più all'entità suprema, che molti chiamano Dio, ma lui chiamava "totalità benefica"? Non era forse quel suono triste e confuso di fruscii intangibili, che lo faceva sussultare, preda nella rete di quei segni stilografati in nero? Sfogliando, infine, l'ultima pagina, si accorse che la sua vita finiva con quel libro, con quell'ultima armoniosa celestiale parola, che, colta infine, spiegava quel era il significato di tutto, la fine del libro, la conclusione del giallo, il lieto fine, il suicidio nella tragedia, il sacrificio del dramma, il battere del diaframma, il cogliere di sensazioni poetiche come fossero melodie sbocciate in prati non ancora calpestati, come se il suono di quelle poesie potesse allargare il concetto delle sette note, come se la rima trovasse nuove fughe, come se finalmente le parole potessero librarsi senza un senso comune a legarle. Comprendere cosa ci voglia dire il mondo, lasciate che siano le parole a spiegarcelo, a noi spetta solo di capirlo, arduo assai, non trovate?
astrusamente vostro franz1789

martedì 12 dicembre 2006

Saturday Sun - Nick Drake

Saturday sun came early one morning
In a sky so clear and blue
Saturday sun came without warning
So no-one knew what to do.
Saturday sun brought people and faces
That didn't seem much in their day
But when I remember those people and places
They were really too good in their way.
In their way
In their way
Saturday sun won't come and see me today.

Think about stories with reason and rhyme
Circling through your brain.
And think about people in their season and time
Returning again and again
And again
And again
And Saturday's sun has turned to Sunday's rain.

So Sunday sat in the Saturday sun
And wept for a day gone by.

domenica 10 dicembre 2006

Tema: parla della tua città. Svolgimento.

La mia città fa schifo.
Se cercate un buco fetido e putrido di rozzi ignoranti e per di più snob, allora avete trovato la città giusta. Se cercate il buco nero della musica italiana, dove ogni buona idea è pronta per morire, allora avete trovato la città giusta. Se cercate la città in cui le strade non sono sicure, in cui dovete camminare a testa bassa, in cui la prepotenza e l'omertà imperano sovrane, siete nel posto giusto. Se cercate un posto in cui poter vendete la vostra musica, anche se siete delle chiaviche, siete al posto giusto, nella mi città ogni cosa, anche la più becera, ha un prezzo. Se cercate un posto in cui anche i gruppi più sconosciuti ed emergenti pretendono di essere pagati botti di soldi ad ogni concerto, anche nei festival, siete nel posto giusto. Se cercate un posto in cui farvi insultare gratuitamente, siete nel posto giusto. Qui tutto si basa su due/tre costanti: vestiti, cibo, soldi. La prima e la seconda invadono le nostre strade, impossibile non notare quanti negozi di abbigliamento e di cibarie spuntino ogni giorno. La terza, invade la nostra musica. Quando un gruppo di ragazzini, pretende di farsi pagare a un concerto di capodanno, io non voglio averci nulla a che fare per il resto della mia vita.
Odiosamente vostro franz1789

Sfogo anti-dark


CONTROCORRENTE

Io sono stanco. Sono stanco di tutti questi vittimismi del cazzo, di questi blog di merda, di gente che si fa fotografare mentre si tagliuzza, mentre sanguina, mentre piange, io mi sono rotto i coglioni nel girare per internet e per strada e vedere tutte queste ragazzine dark, vestite di nero che sono tristi per stereotipo, che piangono perchè non sanno fare altro che lamentarsi, che si dipingono le ali nere alle spalle, e ascoltano tutta sta musica di merda. Io sono stanco delle persone che si creano i problemi per essere omologati, adolescenti del cazzo... Io odio tutte queste teste di cazzo che dipingono di nero il loro blog e si chiamano dark-noir-death-butterfly-princess-angel eccetera eccetera, e scrivono di come tentano il suicidio, e di come si divertono a piangere. Io sono stanco delle persone che giustificano le proprie azioni affermando di essere diverse, la diversità si vede in altri modi. Io sono stanco di chi fa della propria ingiustificata tristezza un modo di espiare colpe inesistenti. Io mi sono rotto il cazzo di questi soggetti, perchè invadono ogni cosa, e fanno desiderare di essere muti e ciechi, e fanno desiderare di essere isolati dal mondo. molta gente è malinconica e triste per tendenza, non nego di esserlo anche io, ma non sto a lamentarmi di ogni cosa, non mi deprimo se non c'è motivo...
[se poi vi interessa, posterò anche i blog di questo tipo...]
Impopolarmente vostro
franz1789

Low

Lazy - (Low)

it's not enough
there's not enough for two
sarah you're lazy


she says it's not enough for two
sarah you're lazy


venerdì 8 dicembre 2006

Ape Regina - Marlene Kuntz (Il Vile 1996)

Sono lontano...
lontano monti e mari, lontano da te.
Io, la fossa e le ossa: un mucchio penoso sui vecchi guai
seduto qua per chi mi vuole qua:
su cento guai.
Offendo la carta con sgorbi ritorti
E' un cuore!
Arrenditi, ...o ribellati

Non parlo più, non rispondo più
non l'ho fatto mai e mai lo farò.
Se c'è mistero accetta e rispetta
la non-novità
sono anni ormai, e tu lo sai

Posso fare fuori parti di voi con facilità
la mostruosità di ciò ravviva la parte cattiva
che non ho avuto mai

Eri malata? Oh, Ape Regina Divina e Dorata
Perdono, Io, ti chiederei... ma non ci sei più!

E in queste stanze si urla e un tonfo scuce la pelle
glaciale un brivido sale dal basso scompaio
Non ci son più. Non ci sei più. Non ci son più.
Non ci sei più. Non ci sei più.

Posso fare fuori parti di voi con facilità
la mostruosità di ciò ravviva la parte cattiva
che non ho avuto mai

Nasconderò con miele colante il vuoto che avanza
io, ora, nasconderò
dove vivevi tu.
Dove vivevi solo tu...

Cristiano Godano

You're Lazy


La pigrizia
Io sono pigro, schiavo della mia indolenza. Prigioniero della mia accidia, della mia passività. Io sono alla stregua degli ignavi, io sono cosciente di sprecare giornalmente ore e ore nel crogiolarmi, perché non sono in grado di credere fermamente in qualcosa. Io sono pigro. La mia musica è pigra, esce tossicchiando, mormorando, flebile fruscìo di fiamma che vacilla. La mia scrittura è pigra, si lascia ingannare dalla profondità del suono mellifluo, senza in realtà asservirsi a un fine vero e proprio. Io sono pigro. Da quando ho fallito. O da quando ho capito che tanto la mia musica non mi porterà lontano. Da quando ho capito che ripetersi non è il migliore dei modi per imprimere un qualcosa, passando la stessa parola più volta con una penna, non vuol dire rendere più notevole, ma solo renderla illeggibile, confusa e statica. Le parole andrebbero scritte a matita, magari un giorno riusciranno a librarsi e renderci veramente partecipi di ciò che scriviamo. Veramente l'artista parla di sé nelle proprie opere? Lo pensavo, davvero, me ne ero illuso. No, non parliamo di noi, non illudetevi. L'artista è sensibile, già ma finisce sempre con il tradirsi. Sappiamo tutti che esprimere qualcosa, è il primo passo per distruggerlo, così forse l'artista, fa di tutto per creare un opera, solo perchè rappresenta ciò di cui vuole disfarsi. Sappiate che in realtà l'artista o è vuoto, o pieno di merda, oppure nasconde al suo interno sentimenti tanto grandi da poter essere considerati come l'apoteosi, l'apice. Comincio a pensare di essere vuoto. In realtà credo di essere solo in potenza, come diceva Aristotele, manca qualcosa alla mia anima per poter essere in grado di esprimersi al meglio. Io so ch'è la pigrizia quella che mi ferma, ma so anche che quando non per anni si lavora a un progetto, e ci si accorge di girare in tondo, si vorrebbe affondare nel suolo. Ma da ora in poi, io giuro, mi sia di fede questo scritto, queste quattro asticelle, che ci sforziamo di credere come parole dall'anima, ma che sono l'espressione più inebriante della nostra inettitudine, io giuro, non appassirò, continuerò, a partire da oggi stesso.

giovedì 7 dicembre 2006

Been Smoking Too Long

Well I wake up in the morning
Look at my clock
It's way past noon time
Now I'm late for work.

Tell me, tell me
What have I done wrong?
Ain't nothing go right with me
Must be I've been smoking too long.

Well I go to find me some breakfast
But I ain't got no food
Take me a shower
But the water don't feel no good.

Tell me...

I've got opium in my chimney
No other life to choose
Nightmare made of hash dreams.
Got the devil in my shoes

Tell me...

Well when I'm smoking
Put my worries on a shelf
Don't think about nothin'
Try not to see myself.

Tell me...

Well in this blues I'm singin'
There's a lesson to be learned
Don't go around smokin'
Unless you want to get burned.

Tell me...


Nick Drake



















mercoledì 6 dicembre 2006

Socializzare, convertire...

Socializzare, socializzare, imprimersi nello sforzo di inculcare noi stessi in un qualcun altro che ci baratterà senza problemi.



Socializzare, arrampicarti nello sforzo, convertire, immagazzinare visi familiari tesi nell'atto di amarti, o di ricordarsi di te.



Socializzare, convertire, amichevolmente abbracciarsi, a chissà quale viso straniero, che in un impeto di folle ebrezza abbiamo risparmiato dalla nostra spietata carneficina.



Socializzare, lavare via le purulente ferite impresse da un volto amico, lavarle via con un nodo alla gola che ci dice che tanto sarebbe stato lo stesso, siamo comunque destinati a tradire noi stessi e gli altri, per un istinto di preminenza nella scala sociale.



Socializzare, nutrirsi del dolce agroamaro nettare degli applausi e dei plausi, degli oneri e dei sorrisi falsi di un mare di estranei, che voltate le spalle cercheranno di lavarsi il nostro odore di dosso con orribili parole melliflue e sprezzanti sul nostro conto, sul nostro comportamento da voltafaccia, solo perchè non siamo stati abbastanza servizievoli.



Socializzare, nascondersi tra le mani di persone che tengono più al loro ultimo abito, più alla sembianza incartapecorita della loro pelle, incisa e corrosa dal loro stesso animo, simile per menzogna alla serpe, simile per cattiveria a uno di noi.



Socializzare, e diventare parte della collezione di amicizie di un qualcuno, che si laverà la bocca del nostro nome, in ogni occasione propizia, solo per poi affondare le loro mandibole sdentate nelle nostre viscere, che abbiamo scoperto con così tale fiducia, da non accorgerci del loro sguardo, che incarna con simile astuzia la loro ingordigia debordante.



Socializzare, e farsi sfruttare, rincorrere per forza, mantenere buoni rapporti con persone a cui vorreste cavare gli occhi, con persone a cui vorreste far sanguinare il cuore.



Socializzare come purulente piaghe socializzano tra loro, rendersi in tutto e per tutto simili a loro, come loro, e infine parte di loro, grande piaga che imputridisce il corpo steso e nero del vostro più affezionato e compassionevole riguardo, il vostro unico dono agli dei, la società.


franz1789