mercoledì 3 ottobre 2007

you don't know

Non c'è tempo in cui non valga la preposizione "Ciò che sei, è ciò che hai sempre temuto di essere". Scosse la testa con forza, il labbro potà riprendere a rilasciare endorfine dal labbro dolorosamente sanguinante. Non c'è attimo in cui l'essere se stessi non spaventi più che il mentire. Con un dito raccolse il sangue che scivolava dalla bocca, e lo sposto sotto gli occhi, come fosse stato un tetro passatempo quello di dipingere il viso con il proprio essere dominante verso il dolore. Io credo insistentemente nel relativismo, io credo che la mia morte non sia null'altro che un disgregarsi di molecole. Così prendere la decisione o meno di far silenzio, influenza il continuo scorrere dei percorsi disegnati dalle molteplici varianti che si prospettano ai nostri occhi nel momento in cui ci troviamo solo a morderci le labbra. Ciò che scaturisce da una ferita aperta è null'altro che un torrente di urla, è la nostra anima che cerca di scappare. Che scappi via, che vada dove vuole, chi ha bisogno dell'anima se ha la droga. Libero l'istinto di autoconservazione domina le nostre povere e scialbe esistenze, e mi costringe a perdere tempo. A sprecare la mia giornata. Desidero sopravvivere in eterno, exegi monumentum aere perennius. Ma poi considero quanto sia difficile prendere in mano una matita e trovarsi a dover davvero svilire il proprio animo (che è volato indietro quando la droga è finita) tentando di portare fuori ogni singolo movimento del corpicino che strepita in agonia nella mia testa, e mi costringe a movimenti inconsulti, e a fissare gli oggetti con sguardi schizzati, come a volere davvero capire cosa ci sia oltre quella conoscenza relativa che noi ci sforziamo di chiamare realtà. E da un minuto all'altro mi aspetto di vedermi camminare in un luogo diverso da quello che è il nostro cervello. La scoliosi non mi da tregua. Vorrei fumare una sigaretta. Credo che fare qualcosa per cambiare il punto di vista che mi impedisce di prefigurare nei miei nervi ottici la realtà. Potrei, per esempio, stare tre giorni al buio, e poi aprire gli occhi tutto in un colpo. Spero di incrociare subito il suo sguardo, così potrò subito capire di essere vivo. D'altro canto, quando dormiamo, o teniamo gli occhi chiusi, chi ci assicura che le cose si muovano davvero tutte come pensiamo? e se anche vi fosse una persona vicino a noi, e ci confermasse l'immobilità del mondo, come potremmo sapere che alle nostre spalle il mondo non sia cambiato? credo che il mondo esista solo nella veglia, solo quando si aprono gli occhi.

Durante il buio dei nostri sensi, c'è solo il vuoto.

2 commenti:

  1. tutti schiavi di matrix.

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  2. la mia compagna di banco ha chiesto se fossimo parenti
    inizio a snetirmi offessa.
    io sono così bella mica una stupida donnetta che sculetta a fa muovere delle corde....

    ma tu che ne pensi di bellmer?

    troppo griggio qui.

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