mercoledì 17 luglio 2013

II

Victor ha perso le facoltà verbali per tre giorni quando aveva 8 anni, o così racconta. Mi disse che si svegliò una notte, era completamente al buio, attorno solo il nero, e tre luci danzavano davanti ai suoi occhi appena visibili, dalle coperte tirate fin sul naso, come due piccole monete luccicanti cadute sul marciapiede. Si svegliò nel cuore della notte, e attese. Quelle tre piccole animelle danzavano avanti e indietro a un metro dal suo naso, come scintille che salgono dalla sigaretta accesa nel vento d'estate. Attese. Inutile dire al piccolo che probabilmente si trattava di riflessi dalle luci per strada, non vi avrebbe mai creduto, e con gli occhi affannati di chi cerca una verità non del tutto inesistente, vi avrebbe squadrati, indagati, gettati nella scatola chiusa dell'inattenzione come un bimbo che perde interesse per il suo giocattolo. Io posso immaginarlo quel bambino, non doveva essere diverso dal mio io di allora: basso, magrolino, un fantasmino a sua volta, dagli occhi spalancati come a voler studiare ogni cosa, loquace e verboso come chi sa di essere già avanti per l'anagrafe. Quegli spiritelli urbani si inflissero nel suo ego, e trovandogli la scusa per cucirsi la bocca, gli regalarono un avvenire furioso e impetuoso, ma solo nel suo sub-inconscio. Quando più di due lustri dopo gli spiegai che anche a me capitò, e che non gli diedi il peso che lui volle riconoscer, e concedere, loro, mi disse che nasciamo tutti con un peso dell'anima maggiore di quello dei nostri occhi, sta a noi fare in modo che il rapporto non si inverta contro-natura.
Deliquio.

Nessun commento:

Posta un commento